Il vento di maggio

Il vento di maggio

L’8 novembre ci ha lasciati Rachid Mekhloufi, strepitoso calciatore franco/algerino che nel 1958 disertò la nazionale francese prossima ai Mondiali per dare vita alla squadra del Fronte di Liberazione Nazionale Algerino e partecipare come giocatore alla lotta per la libertà e l’indipendenza del suo paese. Una vicenda ineguagliabile nella storia dei movimenti e del calcio.

di Duccio Maria Ellero

Parigi 12 maggio 1968

Colombes, a dieci chilometri da Parigi. Stadio Olimpico Yves du Manoir, quello dei giochi dell’Olimpiade di Parigi del 1924, lo stesso della Coppa del Mondo del 1938 dove venne giocata la finale vinta dall’Italia; oggi ospita la finale della Coppa di Francia, che giocano il Sant’Etienne ed il Bordeaux.

Nello stadio sono assiepate quasi 34mila persone, in tribuna è presente il Presidente della Repubblica il Generale Charles De Gaulle, fuori centinaia di poliziotti per evitare disordini. La situazione è tesa, la capitale da settimane è in tumulto e da due giorni Parigi brucia per gli scontri al Quartiere Latino tra studenti e i reparti antisommossa. Per domani, 13 maggio, sindacati e partiti della sinistra hanno indetto la mobilitazione generale contro le politiche repressive del governo ed in solidarietà con gli studenti.

Da Sant’Etienne operai, minatori e i ragazzi dell’università sono venuti in migliaia, per la finale e per manifestare a Parigi, consapevoli che la loro libertà se le dovranno riconquistare per le strade, come abbiamo fatto io e la mia gente ad Algeri solo pochi anni prima.

Sono tornato a giocare e vincere in Francia da algerino e oggi voglio porre fine a modo mio alla partita con sua Eccellenza e battere chi mi ha chiamato traditore. Tra novanta minuti voglio esser davanti al Generale e mi dovrà consegnare la Coppa: sì proprio a me! e a tutti questi ragazzi, gli studenti e i lavoratori che sono come eravamo noi nelle strade di Algeri, ora di Parigi, con la stessa idea che la liberà è tutto!

Mi chiamo Rachid Mekloufi, sono il capitano dei Verts di Sant’Etienne, della nazionale algerina; sono algerino e la mia storia è cominciata in altro un maggio.

8 maggio 1945 Setif

Maggio di quell’anno si aperto con delle proteste pacifiche in tutta l’Algeria. Dal 1942 allo sbarco alleato anche gli algerini sono entrati nei ranghi dell’esercito cosa che ha garantito a migliaia di loro la cittadinanza. L’anno precedente il presidente americano, firmando la Carta Atlantica ha ribadito: “il diritto di tutti i popoli di scegliere la forma di governo sotto la quale intendono vivere”. Il mondo arabo è pronto a dare battaglia per la propria indipendenza.

Durante le manifestazioni del 1° maggio 1945 viene sventolata per la prima volta la bandiera algerina in una protesta pacifica tranne che per le strade di Algeri ed Orano dove si registrarono scontri con la polizia.

La repressione è subito brutale e causa alcuni morti e mentre la tensione sale in tutto il paese il 7 maggio arriva l’annuncio della resa tedesca e della fine della Guerra in Europa: per il giorno seguente vengono organizzate in tutta l’Algeria manifestazioni per celebrare la vittoria degli alleati.

A Sétif è autorizzato anche un corteo di algerini, fuori dalle celebrazioni ufficiali e con precisi vincoli: nessuno simbolo politico, nessuna bandiera, niente slogan anticoloniali, nessuna arma.

La manifestazione, 10mila persone, invade le strade dal mattino, spuntano i cartelli “Viva l’Algeria libera e indipendente” e viene esposta la bandiera verde bianca con i simboli rossi dell’Emirato di Abd el-Kader, la prima Algeria moderna. La situazione precipita rapidamente: un commissario della Gendarmeria tenta di impadronirsi della bandiera, ma viene scaraventato a terra. Alcuni europei che assistono alla scena intervengono mentre la testa del corteo si rifiutava di cedere alle intimazioni delle autorità; si spara tra polizia e i manifestanti.

Un ragazzo raccoglie la bandiera ma è colpito ed ucciso da un gendarme, gli spari provocano il panico ed i manifestanti inferociti aggrediscono i francesi; in poche ore vengono uccisi il sindaco e decine di europei, più di cinquanta i feriti, tra gli algerini si contano più di cento tra morti e feriti. L’esercito fa schierare in città il contingente di militari algerini che però si rifiuta di aprire il fuoco; scontri e violenze coinvolgono per giorni tutta la regione.

Lo ricordo bene quel giorno, io c’ero, avevo nove anni e non dimentico anche quello che avvenne dopo.

11 maggio 1945

Con un telegramma il Generale Charles De Gaulle, capo provvisorio del governo, ordina l’intervento dell’esercito che attua una violenta repressione contro la popolazione con il sostegno delle milizie di civili europei protetti dalle autorità francesi: migliaia i morti. È il punto di non ritorno.

9 maggio 1958 Tunisi

È fatta. Giochiamo il primo incontro ufficiale come squadra di calcio del Fronte di Liberazione Nazionale Algerino, ad aprile siamo scappati in nove dalla Francia e dal suo campionato, quattro di noi erano già convocati per i Mondiali di quell’anno con i “Blues”; è uno scandalo internazionale.

Al principio nessuno credeva che potessimo formare una squadra competitiva, però man mano che ottenevamo vittorie, tutti noi fummo visti come militanti, come combattenti. Tutto il mondo vedeva in noi non solo dei calciatori ma gente che lottava per la giustizia, per l’indipendenza!”. E abbiamo vinto!

Parigi 12 maggio 1968

Salgo gli scalini della tribuna d’onore dopo 90 minuti duri e le mie due reti che sono servite per andare a prendere la Coppa dalle mani del Presidente. Sorrido sotto i miei baffi di algerino. La sua faccia è livida, lo stadio fa festa ma ad infastidire sua Eccellenza deve essere questo vento che tira e che nessun generale può fermare.

È proprio vero, sotto il selciato c’è la sabbia e la porta il vento dalle strade di Setif ad Algeri e da lì fino a Parigi, desolata di cemento”.