Chatting Ukraine

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Chiunque abbia qualcuno al fronte urla che i soldati non hanno più licenze da mesi, mentre altri hanno comprato certificati falsi per cazzeggiare alle feste. Uno dei mantra di queste discussioni è: “chi non ha nessuno sul campo di battaglia non può decidere il da farsi, né il futuro del Paese”. E anche: “al fronte…

di Michele Guerra

Da qualche mese tra Odessa e Mykolaiv i canali Telegram si sono moltiplicati esponenzialmente. Il loro contenuto è facilmente riassumibile: “i politici hanno fallito, tutto il potere ai militari”.

A scriverlo sono più o meno le stesse persone che fino a poco tempo fa ripetevano orgogliose che il Paese stava difendendo la democrazia e i valori europei dalla barbarie di Putin.

Cosa è accaduto?

Il fronte interno in Ucraina è diventato una pentola a pressione.

Gli attacchi sistematici dell’esercito russo contro le infrastrutture energetiche hanno creato una crisi invisibile all’opinione pubblica occidentale.

Ogni giorno senza elettricità è un giorno senza lavoro e senza stipendio per centinaia di migliaia di ucraini; ogni stipendio decurtato significa autentica disperazione economica per chi è già fortemente impoverito da due anni di guerra, soprattutto se ha uomini di famiglia ancora al fronte.

L’assenza di uno stato sociale vero e proprio aggrava lo sfondo. Gli ospedali ucraini sono sotto stress per l’assistenza ai soldati, perciò la maggior parte delle diagnosi destinate ai cittadini comuni risultano parziali o errate, anche se sono a pagamento. Cercare degli standard di cura dignitosi significa letteralmente indebitarsi, con conseguente effetto di esasperazione, che si aggiunge all’isteria degli allarmi missilistici continui.

Gli occhiali da vista per bambini e ragazzi – costretti alla didattica a distanza da cinque anni – sono tra gli articoli più preziosi.

Non va meglio con le organizzazioni internazionali: la Croce Rossa ha recentemente chiesto 31 euro a una famiglia di Mykolaiv per il trasporto in ospedale di un’anziana deceduta a domicilio, per cause naturali. Un prezzo folle per ogni ucraino medio. “E la loro ambulanza aveva la targa di un Paese dell’Unione” – specificano i parenti.

Ogni crepa sociale sembra l’incipit di un’imminente lotta di classe destinata a smarrirsi.

“I ricchi e i parenti dei deputati non sono mai andati a combattere dal 2022” è una delle frasi più ricorrenti. Ed è sostanzialmente vera.

Molti proprietari di immobili, ad esempio, vivono all’estero e sono interessati soltanto al valore delle loro proprietà. Se gli affittuari di Mykolaiv o di Odessa ritardano il pagamento del canone mensile, anche solo di un giorno, arrivano puntuali le minacce di sgombero o gli improvvisi controlli della polizia.

In altre località, come Kharkiv, la società civile ha organizzato da tempo dei comitati per denunciare i brutali arruolamenti forzati fatti dall’esercito, in strada o ai concerti. I video diffusi in rete e nelle chat – soprattutto da studenti – mostrano anche ignari passanti interporsi tra i militari e i ragazzi.

Ma nei commenti sotto i filmati la realtà cambia colore e chiunque abbia qualcuno al fronte urla che i soldati non hanno più licenze da mesi, mentre altri hanno comprato certificati falsi per cazzeggiare alle feste.

Uno dei mantra di queste discussioni è: “chi non ha nessuno sul campo di battaglia non può decidere il da farsi, né il futuro del Paese”.

È bastato che il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, parlasse qualche settimana fa di additional forces to join the fight riferendosi ai rinforzi necessari all’esercito ucraino, perché si scatenasse l’inferno.

Subito si è diffusa la notizia che gli USA pretendevano l’abbassamento da 25 a 18 anni dell’età di leva, pena la sospensione degli aiuti militari.

Migliaia di famiglie con figli giovani sono insorte, facendo giustamente osservare che “al fronte devono andare prima i poliziotti e il personale già formato”.

Molti temono che i loro ragazzi finiscano in quella sorta di “buco nero” in cui si vengono a trovare le reclute senza raccomandazioni: in prima linea nei peggiori scenari, e in caso di scomparsa rimpiazzati dalla voce anonima di un burocrate che ripete ai parenti come il loro figlio/fratello/nipote non sia morto, no, è solo impegnato in una zona di aspri combattimenti, dove le linee telefoniche non funzionano.

Tu continui a sperare che lui sia ancora vivo, il governo non paga alcuna pensione.

E tutto scorre.

Il 2024 è stato l’anno in cui l’esercito russo ha occupato più territorio dall’inizio dell’aggressione: ma lo ha fatto conquistando pochi chilometri quadrati e poche località alla volta. “Come la tartaruga contro Achille” spiega un professore di Odessa, citando il paradosso di Zenone “Se hai l’arsenale e il tempo dalla tua parte, puoi attendere quanto vuoi”.

Silenziosamente, i supporter di Trump in Ucraina si stanno moltiplicando, un po’ come nel giugno del 2023 si decuplicarono quelli di Prigozhin.

Allora i rabbiosi annunci del capo della Wagner, impegnato nella sua personale controffensiva in direzione Mosca, furono i più entusiasticamente condivisi dagli ex nemici per settimane. Oggi è sufficiente che il figlio di Trump dichiari losing your allowance (quindi di “togliere la paghetta”) a Zelensky, perché molti ucraini vi intravedano l’annuncio di una strenua lotta alla corruzione endemica del Paese da parte della nuova amministrazione USA. Che non vuole mollare l’alleato, ma pretende la giusta trasparenza.

Quanti conservano l’innata ironia dei witz dicono invece che in Ucraina sta progressivamente tornando il socialismo: dopo i coreani del nord, infatti, arriveranno i siriani. Armi, aerei e soldati che Putin aveva inutilmente lasciato arrugginire da anni nelle basi di Latakia e Tartus.

“Serviranno a dare il benvenuto al nuovo Presidente americano con un attacco potentissimo ad est” prevedono alcuni “Un attacco tale da disegnare la linea abbastanza netta della futura suddivisione del Paese”.

La base di ogni trattativa. Perché ormai tutti sanno che ogni pace passerà da una spartizione.

“Io la accetterei, ma non dev’essere di carta” dice un anziano di Mykolaiv. “Abbiamo già visto quanto valgono gli accordi con Putin: nulla. Un minuto dopo le firme ci dovranno essere linee fortificate e sicure sui nuovi confini. E quelle possono farle solo i militari, non i politici”.

FOTO: di Albano Rossano Sanavio, insegnante di pittura, Oasi Ca’ di Mezzo (PD), 2010