La demonizzazione di Israele nell’opinione pubblica turca dopo la rivoluzione anatolica

La demonizzazione di Israele nell’opinione pubblica turca dopo la rivoluzione anatolica

Dopo una breve fase iniziale di ottime relazioni tra Turchia e Israele, i rapporti cominciarono a deteriorarsi in concomitanza agli interventi di Israele contro Hamas. In molte città turche ci furono proteste massicce contro l’intervento militare israeliano mentre la folla veniva infiammata da molti articoli di giornali conservatori

di Gert Brojka

Le relazioni turco-israeliane sono state caratterizzate da una fortissima ambiguità. Israele ha mostrato gratitudine verso l’impero ottomano per il trattamento riservato agli ebrei, riconosciuto come un millet autonomo, tentando di costruire delle relazioni preferenziali con la Turchia, dove gli ebrei sono stati parte attiva nella società ottomana con personaggi che hanno contribuito al nazionalismo turco come Emmanuel Karasu e Moiz Cohen, ma ha sempre prevalso un alone di diffidenza e pregiudizio.

Al di là della favola che la Turchia abbia salvato gli ebrei dall’Olocausto, la stretta collaborazione con un gerarca nazista, ambasciatore ad Ankara, come Fritz von Papen, smentisce tale affermazione. La Turchia accolse soltanto gli scienziati ebrei e creò campi di lavoro per la popolazione ebraica locale, gravandoli, oltre la loro turchificazione, di una tassazione straordinaria, descritta in maniera minuziosa dallo studioso Rifat Bali.

L’avvento al potere del Partito di Giustizia e Sviluppo (AKP), di matrice islamico conservatore, si sarebbe riflesso, a torto o a ragione, nella revisione storica del passato ottomano e del ruolo della religione nella società turca. È utile ricordare che l’introduzione formale dell’islam nella società turca come elemento unitario tra le varie etnie presenti nel paese fu effettuato dalla giunta militare negli anni ’80, con la sintesi turco islamica e l’inserimento della religione nei curriculum scolastici, aprendo di fatto la strada al potere politico di partiti di ispirazione religiosa.

Tale revisionismo storico avrebbe inevitabilmente portato a galla pregiudizi e teorie di congiura contro l’impero ottomano e l’islam da parte degli ebrei.

Dopo una breve fase iniziale di ottime relazioni tra Turchia e Israele, i rapporti cominciarono a deteriorarsi in concomitanza agli interventi di Israele contro Hamas. In molte città turche ci furono proteste massicce contro l’intervento militare israeliano mentre la folla veniva infiammata da molti articoli di giornali conservatori.

La pressione politica interna dell’elettorato conservatore non poteva non riflettersi anche nelle relazioni tra i due paesi. Erdogan non ha perso occasione di accusare Israele in pubblico per il colonialismo sionista.

Questo atteggiamento si sarebbe riflesso nei mass media turchi. Il canale televisivo pubblico, TRT, ha trasmesso una serie intitolata “Separazione: la Palestina tra guerra e amore” [Ayrılık: Aşkta ve Savaşta Filistin]; in tale serie, i soldati israeliani vengono descritti come degli assassini intenti ad uccidere bambini palestinesi, senza alcun rimorso e pietà umana. Lo stesso accade in un’altra serie famosa, “La valle dei lupi” [Kurtlar Vadisi], dove i servizi segreti israeliani sono intenti a rapire bambini in Turchia. Nella serie storica sulla figura del sultano Abdülhamid II, “Capitale Imperiale: Abdülhamid” [Payitaht Abdülhamid], l’incontro avutosi tra Theodor Herzl e il sultano viene descritto come un tentativo di inganno da parte di Herzl, il quale viene scoperto dal sultano per le sue reali intenzioni di creare uno Stato ebraico in Palestina; Herzl viene descritto come il tipico ebreo schivo, cinico, ipocrita, che vuole approfittarsi della bontà e generosità ottomana e musulmana.

Il clima politico turco, aggravato dai problemi economici interni, l’isolamento internazionale, il conflitto tra Israele e Hamas, si è impregnato di antisemitismo come non mai. Molte campagne invitano i cittadini a sabotare i prodotti israeliani. Quest’ultimi vengono definiti come “yahudiler” ossia ebrei e non israeliani.

I social media sono pieni di gruppi islamici che dichiarano che il vero Mustafa Kemal sia morto nella guerra italo-libica e quello divenuto presidente dalla Turchia, essendo di Salonicco, rinomato centro di cultura ebraica nell’impero ottomano e sede di numerose logge massoniche, non fosse altro che un ebreo messo da quest’ultimi per guidare la Turchia e allontanarla dall’islam. Altri ancora, seguiti da centinaia di migliaia di persone, accusano i Giovani turchi di aver confinato il sultano Abdülhamid II nella villa di un ebreo a Salonicco, e che gli stessi membri siano stati ebrei oppure appartenenti alle logge massoniche di quest’ultimi. Gli ebrei sono accusati di aver distrutto l’Impero ottomano, di essersi impossessati della Turchia e guidato le loro forze armate dove generali condannati in passato per alto tradimento, non fossero altro che dei cripto ebrei massonici.

Durante il tentativo del colpo di Stato nel 2016, in una delle trascrizioni dove lo Stato Maggiore turco ordinava ad un pilota di arrendersi e far atterrare il suo aereo, quest’ultimo rispondeva che non obbediva agli ordini di ufficiali “cani di Israele” e di un governo reo di “aver tradito l’Islam”, e di non aver difeso i diritti dei palestinesi e di aver tentato di approcciare diplomaticamente i sionisti.

Il 10 ottobre 2024, il presidente della Repubblica turca, Recep Tayyip Erdogan, ha partecipato all’inaugurazione della nuova moschea di Tirana, la più grande dei Balcani, finanziata interamente dalle donazioni dei fedeli musulmani turchi. Nella cerimonia insolita, a cui non hanno partecipato i membri della comunità musulmana d’Albania, colpevoli secondo il presidente turco di far parte della rete terroristica di Gülen, oltre ad un linguaggio molto belligerante, sottolineando l’islamizzazione di quei territori da parte dell’esercito ottomano, Erdogan non ha mancato di attaccare lo Stato di Israele, giudicandolo come uno Stato terrorista (e Hamas come un’organizzazione di resistenza nazionale), macchiato di genocidio.

Il suo linguaggio politico contiene, oltre a determinate politiche interne, un antisemitismo camuffato e mischiato con sentimenti filo sunniti, ereditato dai pregiudizi verso gli ebrei nel periodo ottomano, anche se godevano di ampi privilegi, rafforzati nei primi anni della Repubblica turca e infine da ambienti nazionalisti e conservatori i quali vedono lo Stato d’Israele come una minaccia alla sicurezza non soltanto della regione ma soprattutto della Turchia.

FOTO: Tiberio Sepe, Madri-figli, 2019-2024