Quando nacquero i Nap

Quando nacquero i Nap

Le rivolte nelle carceri si allargavano a macchia d’olio, partendo proprio da Poggioreale, anche grazie a compagni che avevano subìto la repressione dello stato e che ebbero modo di interloquire con i detenuti comuni, che si politicizzarono. Lo slogan era: Liberare Tutti i Dannati della Terra

di Fabia Andreoli

Nel 1971 Adriano Sofri, lasciate le carceri Nuove dove era stato detenuto con l’accusa di aver fomentato disordini durante una protesta sotto il comune di Torino da parte di affittuari di case popolari, prese la decisione di stabilirsi per un periodo a Napoli e formare una nuova sede di Lotta Continua a salita Pontecorvo (Montesanto), e lanciò un quotidiano che riguardava prettamente il Sud, Mo’ che il Tempo si Avvicina.

I temi comprendevano la situazione carceraria, con la pubblicazione di lettere che denunciavano le condizioni dei detenuti e i pestaggi, e con articoli riguardanti la battaglia per l’amnistia, le lotte operaie al Sud e l’antifascismo militante. Aveva portato con sé dal carcere un elenco di nomi di detenuti politicizzati a cui scrivere e con cui mantenere contatti. Tra loro c’erano due futuri nappisti, Fiorentino Conti e Sergio Romeo.

L’impostazione politica di Lotta Continua che attirò moltissimi studenti del centro era invitante, e coglieva dei punti fondamentali, attraverso Mo’ che il Tempo si Avvicina, il giornale, l’antifascismo militante, il programma “Prendiamoci la città”, lo scontro contro la fascistizzazione dello stato e la Commissione carceri. Le squadre fasciste erano forti e organizzate in tutta Italia con assalti ai licei o con la presa di mira dei compagni, e la linea del giornale prese posizione di mettere fuori legge l’MSI.

Nel frattempo le rivolte nelle carceri si allargavano a macchia d’olio, partendo proprio da Poggioreale, anche grazie a compagni che avevano subìto la repressione dello stato e che ebbero modo di interloquire con i detenuti comuni, che si politicizzarono. Lo slogan era: Liberare Tutti i Dannati della Terra.

Nelle carceri italiane, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, si erano andati incontrando i figli del proletariato e del sottoproletariato con i giovani studenti politicizzati che la repressione statale aveva accomunato. Molti dei secondi appartenevano alle file di Lotta Continua e nelle carceri erano entrati con lo spirito di rivolta.

Quell’esperienza contribuì a dar vita ad una Commissione carceri che, soprattutto a Napoli, avrebbe visto intersecarsi l’azione politica sul territorio e nei quartieri con quella sulle problematiche inerenti alla carcerazione e alle condizioni di vita dei detenuti. Spesso i soggetti coinvolti (proletari disoccupati, contrabbandieri di piccolo cabotaggio, sottoproletari che si mantenevano con i mille artifici che andavano dal mercato nero alla spaccata) transitavano con facilità da una condizione di libertà relativa a quella di detenuti.

Fu a partire a partire da quella esperienza che si sarebbe formato un nucleo di militanti che avrebbero poi dato vita alla prima esperienza di formazione armata destinata ad unire militanti provenienti dalla sinistra extraparlamentare con militanti di origine sottoproletaria formatisi nell’esperienza carceraria: i NAP, Nuclei Armati Proletari..

Quando Lotta Continua decise di sciogliere la Commissione carceri ci fu una frattura silenziosa che portò alla creazione di una rete organizzativa attorno alle carceri che coinvolgeva i familiari e aggregava contrabbandieri e disoccupati, sempre concentrandosi sul problema delle condizioni di vita nelle carceri.

Un giorno all’ingresso di Forcella apparve una grande scritta: “Pantere Rosse”; era la denominazione che si davano i nuclei di detenuti. Studenti universitari, ex detenuti, militanti ex S.U. (la Sinistra Universitaria del ’69), si ritrovarono in un’area con vecchi militanti di Potere Operaio, che stavano per formare la nascente Autonomia Operaia e alcuni avvocati del Soccorso Rosso.

Nell’area era compreso anche il collegamento con gli ex detenuti che si riunivano la sera con i compagni nella mensa dei bambini proletari a Montesanto. Nel 1974 nasce ufficialmente la sigla NAP, Nuclei Armati Proletari.

I NAP furono per lo Stato fra i più pericolosi e temuti avversari perché coprivano una fascia di sottoproletariato urbano enorme, soprattutto a Napoli, città immensa e immersa da sempre in questa realtà. Per lo Stato era grande il rischio rappresentato dal mix di detenuti rinchiusi e ex detenuti nei quartieri, e disoccupati e proletariato extralegale.

Nella lotta ai NAP lo Stato cercò di coinvolgere la stessa Lotta Continua.

Nel 2017 Sofri ricorderà l’episodio: “D’Amato (Federico Umberto D’Amato, direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni dal 1971 al 1974) mi propose di eliminare i NAP”.

FOTO: Tiberio Sepe, Madri-figlie, 2019-2024